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Blog di informazione sul mondo della comunicazione e del digital marketing, con un occhio attento al web...

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Internet Addiction Disorder

La dipendenza da internet è una vera e propria malattia che ora si cura anche in Italia

addicted

Msn, Twitter, Facebook, Google, Chat, VideoChat, e chi più ne ha più ne metta… la rete è ormai un labirinto di possibilità e nuove tendenze al servizio della comunicazione e della socializzazione virtuale. Ma cosa succede se le meraviglie del web, che tanto affascinano i giovani, si trasformano in dipendenza? E’ possibile soffrire di depressione o attacchi d’ansia ogni qualvolta non si riesce ad accedere alla rete?

Sembrerebbe proprio di si: secondo alcuni psicologi, infatti, Internet da assuefazione e crea dipendenza, come l’alcool, come la droga, come la nicotina, e la dipendenza va curata. Già negli ultimi anni sono spuntati in Giappone, patria dei videogiochi e dell’innovazione tecnologica, centri di recupero per web-addicted in cui si curano i pazienti, per lo più giovanissimi, con pratiche sperimentali e spesso discutibili se non apertamente pericolose, come l’elettroshock. Negli Stati Uniti è stato prodotto un test per l’auto-valutazione della dipendenza informatica, lo IAT (Internet Addiction Test) e si è cercato di categorizzare i disturbi derivanti dall’uso compulsivo della rete in tipologie distinte (dipendenza cybersessuale, dipendenza cyber-relazionale, net gaming etc.). In Italia, invece, è stato aperto di recente nella capitale il primo ambulatorio dedicato all'Internet Addiction Disorder all'interno del Day hospital psichiatrico del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma.

"L'utilizzo patologico di internet provoca sintomi fisici molto simili a quelli manifestati da tossicomani in crisi di astinenza. Grazie a questo nuovo ambulatorio- spiega lo psichiatra Federico Tonioni, che ne e' il coordinatore- potremo garantire ai nostri pazienti di contenere quel malessere che per molti durante l'astinenza dal web si trasforma in ansia, depressione e paura di perdere il controllo di ciò che accade in internet, intervenendo nella struttura mentale sottostante alla dipendenza con curiosità e umiltà". In particolare, il protocollo di intervento e' strutturato in tre passi: un colloquio iniziale per confermare o meno la diagnosi di dipendenza; incontri successivi per individuare la psicopatologia sottostante, eventualmente contenuta con un'appropriata terapia farmacologia; l'inserimento progressivo in gruppi di riabilitazione, al fine di 'riattivare' un contatto 'dal vivo' con gli altri e di conseguenza esperienze autentiche di condivisione, senso del limite, capacita di attesa e comunicazione non verbale.

 

fonte: www.serviziocivilemagazine.it

 


dipendenzadainternet

Nel 1995 lo psichiatra Ivan Goldberg propose provocatoriamente l’introduzione nel DSM (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) di una nuova sindrome, che potremmo definire ‘al passo con i tempi’, denominata Internet Addiction Disorder.

Oggi l’esistenza del disturbo non è più in dubbio e la diagnosi viene posta utilizzando un test specifico, che risulta positivo nel caso in cui l’intervistato risponda affermativamente ad almeno cinque della seguenti domande:

1. Ti senti eccessivamente assorbito da Internet (pensi al collegamento precedente o pianifichi già la prossima sessione on-line)?
2. Senti il bisogno di passare sempre più tempo collegato alla Rete per ottenere la stessa soddisfazione?
3. Hai ripetutamente tentato di controllare, ridurre o interrompere l’uso di Internet, ma senza successo?
4. Ti senti irrequieto, nervoso, depresso o irritabile quando tenti di ridurre o interrompere l’uso di Internet?
5. Rimani on-line più a lungo di quanto originariamente intendessi?
6. Hai mentito ai familiari, al terapeuta o ad altri per nascondere l’entità del tuo coinvolgimento nella Rete?
7. Usi Internet come mezzo per scappare dai problemi o per alleviare l’umore disforico (per esempio, sentimenti di impotenza, colpa, ansia, depressione)?

La dipendenza dalla Rete, che fa parte dei disturbi del controllo degli impulsi, presenta molte somiglianze con altri tipi di dipendenze, come il gioco d’azzardo patologico, il compulsive shopping, ed anche con i veri e propri abusi di sostanze.


L’Internet Addiction condividerebbe infatti con queste dipendenze alcune caratteristiche essenziali:
- la dominanza: l’attività (come la sostanza) domina costantemente pensieri e comportamento;
- la instabilità dell’umore: l’inizio dell’attività (come l’assunzione della sostanza) induce dei cambiamenti nel tono dell’umore;
- la tolleranza: è presente nel tempo la necessità di incrementare la quantità di attività (o di sostanza) per ottenere l’effetto piacevole, il quale tende altrimenti ad esaurirsi;
- l’astinenza: quando s’interrompe o si riduce il comportamento (o l’uso di sostanze) compare un senso di malessere psicofisico;
- il conflitto: è conseguenza del comportamento disturbato, e determina evidenti conseguenze sull’armonico adattamento familiare, sociale, scolastico e lavorativo;
- la negazione del problema: è presente, come in tutte le dipendenze, soprattutto nella fase della ‘luna di miele’, cioè quando il comportamento (come l’uso di sostanze) determina ancora prevalentemente una sensazione piacevole;
- le ricadute: vi è la frequente tendenza a ricominciare l’attività (come l’uso di sostanze) dopo averla interrotta.

Altre manifestazioni non specifiche, e perciò più subdole, possono essere rappresentate da alterazioni del ritmo sonno-veglia e stanchezza cronica (per la frequente preferenza per i collegamenti notturni), ridotta efficienza del sistema immunitario, alterazioni dell’appetito, scarsa cura di sé, cefalea, alterazioni della vista, comparsa di problemi ortopedici come un frequente mal di schiena e la sindrome del tunnel carpale (per l’uso continuativo del mouse). Alcuni soggetti predisposti possono addirittura presentare vere e proprie crisi epilettiche che si verificano per l’incessante stimolazione visiva dovuta alla lunga permanenza di fronte allo schermo del computer.

Lo stato attuale delle conoscenze non permette di indicare con certezza quali siano le alterazioni neurochimiche coinvolte nell’insorgenza del disturbo, e quali ne siano le conseguenze. Le ipotesi più accreditate suggeriscono l’esistenza di uno squilibrio tra il sistema della serotonina, della dopamina e degli oppioidi endogeni, sostanze fondamentali per il funzionamento del sistema nervoso, la cui modifica determinerebbe un alterato funzionamento dei cosiddetti ‘centri del piacere’. Con il passare del tempo, questa alterazione tenderebbe a cronicizzarsi, causando una sorta di anomalo ‘reset’ cerebrale.

Tra le numerose varianti con le quali l’Internet Addiction può presentarsi, una è rappresentata dalla cosiddetta Cyber-relation Addiction. Questa si caratterizza per la tendenza ad instaurare rapporti d’amicizia o amorosi con persone conosciute on-line, principalmente via chat, forum o newsgroups. Si tratta di una forma di relazione nella quale gioca un ruolo fondamentale l’anonimato, il quale permette di attribuirsi specifiche fisiche e caratteriali anche molto lontane da quelle che il soggetto presenta nella vita reale. Da ciò deriva che il numero di incontri che si realizzano in seguito a da questo tipo di conoscenza non è in realtà elevatissimo.

Le relazioni virtuali divengono progressivamente più importanti di quelle reali ed il soggetto va incontro ad un progressivo isolamento, vivendo in un mondo parallelo, popolato da persone idealizzate e nel quale la comunicazione avviene attraverso quella forma linguistica, grammaticale e visiva del tutto speciale, chiamata ‘irachese’ dalla sigla IRC (Internet Relay Chat) e comprendente i ben noti emoticons e smiles.

Tra gli Internet-addicted si possono evidenziare due tipologie di soggetti: coloro che avevano già manifestato altri disturbi psicologici in precedenza (tra i più frequenti, disturbi dell’umore, d’ansia, della condotta alimentare, del controllo degli impulsi, ma anche disturbi di personalità fino a veri e propri quadri psicotici), e coloro che non avevano mai presentato, almeno apparentemente, alcuna psicopatologia.

Nel primo caso, sappiamo che aver già sofferto di altri disturbi rappresenta un fattore che facilita ogni tipo di assuefazione, dalla droga, all’alcool, al gioco d’azzardo, al sesso, al web: in altre parole, si diventa dipendenti da un certo tipo di stimolazione esterna.

Nel secondo caso, invece, sono i primi contatti con la ‘sostanza’ (la Rete) ad accendere il bisogno, il quale successivamente si alimenterà, si automanterrà e si intensificherà ad ogni successiva ‘assunzione’, cioè ad ogni collegamento.

 

fonte: www.salus.it

 

 


Un aiuto per uscire dalla rete

Così come hanno fatto discutere i principi-guida adottati inizialmente per la diagnosi della retomania, sono state numerose anche le critiche ai cosiddetti gruppi di auto-aiuto on-line, uno dei primi metodi utilizzati, soprattutto in America, allo scopo di fornire un supporto per superare il problema della rete-dipendenza.
Tale modalità di trattamento, infatti, è paragonabile al trattamento di un tossicodipendente con la sua stessa droga e sembra non aver avuto sempre successo, se non esclusivamente come momento iniziale per condividere insieme la presenza di un problema da affrontare con decisione, ma lontano da un computer e da un modem.
Al contrario sono sempre più diffusi utili test e questionari on line di autovalutazione del proprio rapporto con la Rete, che possono rappresentare un punto di partenza per rendere consapevole il problema che spesso è vissuto a lungo in modo non disturbante.
Il passo successivo dalla consapevolezza può essere un aiuto professionale individuale o una condivisione reale del problema con un gruppo omogeneo, anche attraverso delle riflessioni guidate sulla necessità di superare le eventuali insicurezze che possono essere alla radice del ricorso ad Internet per socializzare.

Infine, la prevenzione rimane un utile strumento per tutti, con speciale attenzione ad alcune regole nell'utilizzo di Internet da parte di chi già è coinvolto in un disagio psicologico. Pertanto, in quest'ultimo caso, occorre ricordare:

  • che occorre limitare la quantità di tempo trascorso quotidianamente on line (non più di una o due ore), possibilmente non instaurando un'abitudine quotidiana che deve essere a tutti i costi rispettata
  • che è importante integrare le attività on line con simili attività reali (es. acquisti, svaghi o relazioni sociali), poiché in tal modo non si trasforma la Rete nello strumento privilegiato di relax, di evasione e di contatto con se stessi
  • che la socializzazione reale non deve mai essere totalmente sostituita da quella virtuale
  • che, nel caso in cui si avverta una necessità coatta e incontrollabile di collegarsi ad Internet, occorre chiedere un aiuto competente.

 

fonte: www.benessere.com

 

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