La decisione dell'Autorità. Una società aveva monitorato per nove mesi un suo dipendente attraverso un software Open Source, in violazione tra l'altro dello Statuto dei lavoratori
Era stato monitorato per nove mesi dalla propria azienda mentre navigava su internet. E non solo. Tutti i dati erano stati copiati, salvati e conservati. Pagine viste, numero di connessioni effettuate e tempo trascorso su ogni sito. Tutto, poi, era stato raccolto in una sorta di dossier utilizzato dall'azienda per prendere provvedimenti disciplinari. Oggi il Garante della privacy ha vietato alla Italian Gasket - l'azienda colpevole - e a tutte le altre questa procedura.
Lo spionaggio e la conseguente utilizzazione dei dati senza consenso dell'interessato, avveniva paradossalmente attraverso un software Open Source. Squid, un programma che tra le sue molteplici funzioni ha anche quella di memorizzare in un file tutte le informazioni relative alla navigazione in internet che si sta svolgendo. Se viene utilizzato come web-client, se cioè la navigazione su internet avviene attraverso Squid, chi naviga non sa di essere monitorato.
La decisione del garante arriva a mettere ordine in un campo che negli ultimi tempi è stato al centro di numerose polemiche. Una decisione che di sicuro non consente di passare tutto il tempo che si vuole su internet mentre si lavora. La questione, infatti, è relativa al trattamento dei dati personali. Secondo il Garante "l'istallazione di un software con funzionalità appositamente configurate per il tracciamento sistematico e continuativo degli accessi a internet - con la conseguente memorizzazione di tutte le pagine web visualizzate - risulta violare l'art.4 comma 1 dello Statuto dei Lavoratori". Inoltre, sempre secondo il Garante, la società non aveva neanche provveduto a svolgere gli adempimenti previsti dallo Statuto in relazione al controllo dei lavoratori, che può essere effettuato per "esigenze organizzative e produttive".
Oltre allo Statuto dei Lavoratori, il comportamento della Italian Gasket va contro le "Linee guida per posta elettronica e internet", una serie di disposizioni adottate dal Garante nel marzo del 2007. L'obiettivo era regolamentare la complessa materia dell'utilizzo del web e degli strumenti ad esso connessi sul luogo di lavoro. Secondo queste disposizioni, i controlli messi in essere dall'azienda devono essere graduali e non possono interessare direttamente il singolo lavoratore. Di più: tali controlli non possono essere ne prolungati ne costanti. Insomma, nulla giustifica l'attenzione particolare che l'Italian Gasket ha riservato al proprio dipendente.
Sul tema dei limiti del controllo aziendale sull'attività web dei dipendenti, il Garante si era già espresso nello scorso febbraio. Molte aziende di software hanno predisposto degli strumenti per insegnare come effettuare un monitoraggio nei limiti del consentito. Il tema è particolarmente sentito negli Stati Uniti. Uno dei primi casi di licenziamento per "attività web", fu quello di Toquir Choudhry, licenziato nel 2006 dopo quattordici anni di servizio dal dipartimento dell'educazione di New York.
fonte: www.repubblica.it
Lo spionaggio e la conseguente utilizzazione dei dati senza consenso dell'interessato, avveniva paradossalmente attraverso un software Open Source. Squid, un programma che tra le sue molteplici funzioni ha anche quella di memorizzare in un file tutte le informazioni relative alla navigazione in internet che si sta svolgendo. Se viene utilizzato come web-client, se cioè la navigazione su internet avviene attraverso Squid, chi naviga non sa di essere monitorato.
La decisione del garante arriva a mettere ordine in un campo che negli ultimi tempi è stato al centro di numerose polemiche. Una decisione che di sicuro non consente di passare tutto il tempo che si vuole su internet mentre si lavora. La questione, infatti, è relativa al trattamento dei dati personali. Secondo il Garante "l'istallazione di un software con funzionalità appositamente configurate per il tracciamento sistematico e continuativo degli accessi a internet - con la conseguente memorizzazione di tutte le pagine web visualizzate - risulta violare l'art.4 comma 1 dello Statuto dei Lavoratori". Inoltre, sempre secondo il Garante, la società non aveva neanche provveduto a svolgere gli adempimenti previsti dallo Statuto in relazione al controllo dei lavoratori, che può essere effettuato per "esigenze organizzative e produttive".
Oltre allo Statuto dei Lavoratori, il comportamento della Italian Gasket va contro le "Linee guida per posta elettronica e internet", una serie di disposizioni adottate dal Garante nel marzo del 2007. L'obiettivo era regolamentare la complessa materia dell'utilizzo del web e degli strumenti ad esso connessi sul luogo di lavoro. Secondo queste disposizioni, i controlli messi in essere dall'azienda devono essere graduali e non possono interessare direttamente il singolo lavoratore. Di più: tali controlli non possono essere ne prolungati ne costanti. Insomma, nulla giustifica l'attenzione particolare che l'Italian Gasket ha riservato al proprio dipendente.
Sul tema dei limiti del controllo aziendale sull'attività web dei dipendenti, il Garante si era già espresso nello scorso febbraio. Molte aziende di software hanno predisposto degli strumenti per insegnare come effettuare un monitoraggio nei limiti del consentito. Il tema è particolarmente sentito negli Stati Uniti. Uno dei primi casi di licenziamento per "attività web", fu quello di Toquir Choudhry, licenziato nel 2006 dopo quattordici anni di servizio dal dipartimento dell'educazione di New York.
fonte: www.repubblica.it