Da Cracco s Siffredi: quando la patatina non tira più. Uno dei ricordi atavici di tutti noi: la patatina fritta. Al cinema, dopo la scuola, durante le partite al campetto con gli amici. Il pacchetto di patatine fritte rimanda a momenti di spensieratezza, relax, aperitivi informali e scampagnate in montagna.
Ovviamente dietro a questo prodotto si nasconde un’economia florida, ma un’economia che si distanzia dalle allegre comitive in giro per la campagna con gli zaini pieni di cibo fritto e bevande gassate. La concorrenza è spietata, e per conquistare anche un solo cliente le aziende che producono patatine fritte sono disposte a tutto. Anche a sovvertire le regole della buona pubblicità.
Ora tu sai cosa è la pubblicità, vero? Un modo per far conoscere al potenziale acquirente l’esistenza di un bene o di un servizio. ma non solo. Attraverso la pubblicità si cerca di proporreil proprio prodotto con una luce diversa, una luce migliore: si cerca il testimonial adatto che possa convincere il potenziale acquirente a collegare il prodotto a determinati valori.
E proprio su quest’ultimo punto si è giocata una delle aprentesi più controverse della nostra storia pubblicitaria: qual è il testimonial adatto per una marca di patatine?
San Carlo e Cracco
La storica marca di patatine fritte, la San Carlo, ha subito una multa non indifferente: 350.000 euro. Motivo? Aver usato un testimonial come Carlo Cracco, ovvero il giudice inflessibile della televisione culinaria. E cosa fa la voce severa di Masterchef? propone la patatina fritta San Carlo come elemento di una ricetta. Una ricetta che porti l’approvazione, appunto, di Carlo Cracco.
Per l’Antitrust questo è un modo per ingannare il cliente e attribuire delle qualità che il prodotto non possiede. E come dare torto a questa affermazione: piacevole da sgranocchiare nelle occasioni informali, ma la useresti per una ricetta degna di questo nome? No, Cracco – quello vero – non approverebbe.
Amica Chips e Rocco
Caso decisamente più controverso. Amica Chips chiama come testimonial il noto attore porno Rocco Siffredi. Il quale non ha alcun collegamento reale con la bontà del prodotto, ma gioca sul doppio senso popolare che ha come punto di riferimento l’oggetto venduto. Ovvero la patatina.
I doppi sensi a sfondo sessuale si sprecano, ma è veramente questo l’obiettivo della pubblicità? Dobbiamo semplicemente raggiungere l’obiettivo del chiacchierio? La pubblicità non dovrebbe essere informativa, aderente alle caratteristiche del prodotto? Certo, per questo anche Amica Chips è stata multata di ben 300.000 euro.
Salute e benessere
Ok, c’è un altro problema da affrontare: uno dei punti deboli delle patatine fritte è l’idea diffusa che siano poco salutari. la patatina fritta è un prodotto che fa ingrassare, ma soprattutto che viene confezionato con procedure industriali. L’olio è di prima qualità? E la patata? Dove viene coltivata? E come viene trattata?
Domande sacrosante in un periodo in cui c’è bisogno di informazione su questi temi. Ecco perché diverse marche di patatine hanno pensato di mettere in evidenza caratteristiche qualitative del prodotto. Nulla di male, certo. Purtroppo queste informazioni erano palesemente false.
Si chiamano “vanti di artigianalità” e sono state beccate con le mani nel sacco (anzi, in questo caso nel sacchetto) diverse aziende: le stesse San Carlo e Amica Chips proponevano un naming pieno di riferimenti all’olio d’oliva - Eldorada la tradizionale con olio d’oliva, Da Vinci chips: con olio extra vergine d’oliva – mentre la percentuale di olio non è minimamente paragonabile a quella di altri oli non extravergine.
Anche Pata, un brand molto conosciuto al nord Italia, ha subito una multa di 250.000 euro per aver proposto dei meriti alimentari al proprio prodotto che non corrispondono a realtà. Stessa sorte è toccata a Ica Foods per i prodotti Puff e Crik & Crok che ha attribuito proprietà salutistiche ai suoi prodotti che rientrano ancora in materie controverse secondo la Commissione europea. Ecco altri chiarimenti sulla cattiva comunicazione delle caratteristiche alimentari:
“Tutti e quattro i big del settore dichiaravano un ridotto contenuto di grassi nelle loro confezioni, ma il modo in cui ciò veniva riportato in etichetta non rispettava le prescrizioni comunitarie in materia (Reg. CE n. 1924/06).”
Quindi le patatine non tirano più?
Assolutamente no. Le patatine sono ancora un alimento da aperitivo, da scampagnata, da gustare insieme agli amici durante una partita di calcio o mentre si gusta un film. Ma di certo non tira più la pubblicità ingannevole: come diceva il grande David Ogilvy «Il consumatore non è un idiota, è tua moglie. Non mentire a tua moglie e non mentire alla mia». Ritorniamo su questi punti?
fonte: becreative.ciquattroagency.it